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DIVAGAZIONI DI UN FUMATORE DI AVANA (2)

13 ottobre 2022

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Il nome, che in spagnolo significa biscia, serpente, deriva proprio dai contorcimenti cui i sigari sono costretti dal loro intrecciarsi. (Curiosamente i tedeschi li chiamano “cani allacciati”). Hanno la testa, la parte che si mette in bocca) leggermente appuntita e chiusa, mentre il piede (la parte che si accende) è tagliato.

Perché si fabbrichino i culebras rimane per me un mistero e, che io sappia, solo due grandi marche li producono: Puch e Partagas, e in quantità limitatissime. Esperti mercanti mi hanno spiegato che anticamente si intrecciavano i sigari per dimostrare l’elasticità e la tenuta della fascia. Poco a poco sono divenuti tradizionali e sono rimasti in produzione come elemento di curiosità. Anche su come si fumano le opinioni sono diverse. Brian Innes, in un bel libro sugli avana (Le Havane, 1983), dice che i culebras si fumano solo tutti e tre insieme. La cosa mi sembra piuttosto curiosa perché, a a parte la difficoltà di ottenere una combustione parallela nei tre sigari, quando è già difficile mantenere una combustione regolare in un sigaro solo, mi chiedo che cosa avvenga quando il fuoco arrivi a bruciare, a 2 cm circa dal piede, al sottile nastro che li tiene legati. A parte il sapore della stoffa che, per raffinato che possa essere, sicuramente non ha rapporti con quella preziosa foglia cubana, che succede quando il nastrino, arso, si rompe. I cani allacciati non andranno ognuno per conto suo? E la fumata non richiederà, a quel punto, le doti di un prestigiatore, e l’autoironia di un clown?

Del resto, da Davidoff a Ginevra, mi è stato detto categoricamente, che i culebras si fumano uno per volta, dopo averli sciolti e raddrizzati un po’. Ma allora dov’è il vantaggio? Perché non fumare un sigaro normale, che non ponga tutti questi problemi?

Non so che dirvi. Posso immaginare che gli acquirenti dei culebras siano mossi soprattutto dalla curiosità e che i problemi tecnici abbiano per loro minor interessa. Li comprano, cioè, ma non li fumano. Quanto a me, con tutte queste incertezze, me ne sono sempre astenuto.

 

I CORONA

Come si è già detto, la grande classe che comprende i corona e i panatela è caratterizzata dalla forma del cannone che ha i lati diritti e rigorosamente paralleli, la testa arrotondata e chiusa e il piede troncato. Quello che distingue le due sottoclassi è il calibro, il diametro del corpo del sigaro. Semplificando, diciamo che i panatela sono più sottili (diametro che va dagli 8 ai 12 mm) mentre i cannoni hanno più grosso (16 o più mm).

E’ legittimo supporre che il termine corona abbia le sue origini dal fatto che questo tipo di sigari era, se non riservato almeno destinato ai potenti della terra. La sua vitola, la sua immagine importante era collegata alle teste coronate o comunque a personaggi forniti di ricchezze e di potere.

Il corona viene da tutti gli autori e da tutti gli intenditori considerato il formato classico, al di sopra delle mode e delle voghe. Ma il termine, oltre a designare una vitola vera e propria, indica una famiglia che ha una ventina di membri. Demi -tasse, demi-corona, trés petit corona, short corona, petit corona, long coronas, coronas largas, gran corona, lonsdales, magnum, churchills, corona gigantes, doble coronas etc, sono alcune delle denominazioni attribuite ai tipi di questa famiglia.

Naturalmente poi ogni marca ha i suoi nomi particolari che designano le varie taglie. Facciamo alcuni esempi.

Alcune marche usano un sistema di numeri che va di solito da 1 a 3, da 1 a 5, da 1 a 7.

La più classica delle numerazioni è quella adottata dalla celebre marca Montecristo. I numeri sono 5. Al n 1 corrisponde un lonsdale. Al n 2 un torpedo, al 3 un vero e proprio corona, al 4 un petit-corona e al 5 un demi-corona.

Lasciando stare i primi due, dei quali ci occuperemo in seguito, diciamo che gli altri tre sono i formati consacrati dalla più rigorosa delle tradizioni.

Il n 3, corona, è lungo 14 cm e ha un diametro di circa 16mm. E’ un sigaro di formato ideale. Grosso, ma non troppo, è lungo abbastanza da permettere una fumata sostanziosa ma senza essere impegnativo come i suoi fratelli maggiori (dal lonsdale al doppio corona) che richiedono una situazione di particolare calma e disponibilità di tempo. E’ il sigaro che accompagna un buon pranzo quando non si ha fretta di uscire. O, meglio, quando si mediti di accenderne un altro più tardi.

Tutte le marche lo fabbricano con lo stesso diametro e piccole differenze di larghezza: può infatti arrivare a 14,3 cm di larghezza, non di più

 

Da Smoking 1984. Gianfranco Plenizio. Continua..


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