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Sigaro? Forse.

18 aprile 2023

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PERCHE’ “NON” IL SIGARO


Per due ordini di prevenzioni: del candidato fumatore, della moglie del candidato fumatore.

Per molti il sigaro è troppo impegnativo, troppo pesante. Qualcuno ci prova e se ne ritrae sgomento. Qualche altro trova semplicemente che non gli piace. C’è quasi sempre, all’origine di questi atteggiamenti, un approccio sbagliato.

Fumare il sigaro non è impegnativo, impegna, C’è differenza. Vuol dire che non lo si può fare senza un piccolo bagaglio di conoscenze “tecniche” e senza la coscienza di ciò che si fa. Banalissimo: se uno comincia ad accendere dalla parte sbagliata, trovandosi poi la bocca piena di brandelli di fascia srotolata, il risultato disastroso non lo indurrà certo a continuare. Si domanderà anzi che gusto ci provino gli altri. E hai un bel dirgli che la fascia è la parte più preziosa, la foglia scelta curata con esperienza e amore, per lui è roba da sputare.

Senza arrivare al caso limite, può mancare la coscienza di un dato di fatto che sembra un’altra banalità: il sigaro non è una sigaretta. Non si può accostarlo con la stessa distratta noncuranza, con gli stessi gesti meccanici inconsci. E poi non si può fumarlo allo stesso modo. Ecco il vero approccio sbagliato.

E’ pesante, stordisce, nausea? Certamente, può anche far sudare freddo e vomitare. Ma se uno beve Barolo ghiacciato, oppure se ne versa un bicchierone e lo tracanna in un colpo solo e poi dichiara che non gli piace o che gli disturba lo stomaco, che vogliamo dirgli? Se uno mette per la prima volta gli sci ai piedi e si butta giù per un canalone ripido e ghiacciato, è colpa degli sci se si rompe l’osso del collo?

Non è necessario prendere lezioni o frequentare corsi, ma un minimo di preparazione e di allenamento il sigaro li pretende. Soprattutto pretende attenzione. C’è chi manda giù in fretta due bocconi leggendo il giornale o guardando la televisione; e chi invece assapora ciò che ha nel piatto, lo gusta, gli dà il suo valore. L’amatore del sigaro o chi vuole diventarlo appartiene a questo secondo tipo di mentalità, di atteggiamento nei confronti della vita, di comportamento nelle piccole come nelle grandi cose. No, non c’è particolare predisposizione, non bisogna essere “nati per”, tutti possono gustare un buon sigaro. Se non lo fanno è per un po’ di pigrizia, per prevenzioni non motivate, per ignoranza, proprio nel senso etimologico di non sapere.

Ben più serio il discorso delle mogli (o compagne, non formalizziamoci). Vi ricordate le classiche pochades francesi. Il marito torna a casa, annusa in giro, respinge il sorridente tentativo della moglie di abbracciarlo ed esclama con cipiglio: “Qui c’è stato un uomo!”. L’odore del sigaro, già. Tenace, con predilezione per le tende. Nelle case di oggi, veramente, non ci sono più i pesanti, sovrabbondanti tendaggi, ma ci sono altre cose che possono impregnarsi di quell’odore. Ognuno di noi conosce almeno un fumatore costretto a gustarsi il suo sigaro sul terrazzo, con qualunque tempo e temperatura perché la moglie non può proprio soffrirlo. Così il poverino incappottato, tremante, si fa la sua fumata nelle peggiori condizioni possibili, frettolose, scomode (tutto il contrario, insomma, di quel che ci vorrebbe).

Ma puzza davvero? Il sigaro acceso ha profumo, aroma, odore più o meno gradevole secondo i tipi di tabacchi e qualità. Una pipa infondo non è tanto diversa. Il vero problema arriva dopo, l’odore generalmente poco gradevole viene dal sigaro spento. Ecco perché non si deve spegnerlo schiacciandolo nel posacenere, ma occorre lasciarlo “morire” tranquillamente per conto suo; ecco perché bisogna liberare la casa dai mozziconi il più presto possibile; ecco perché è buona norma arieggiare la stanza dove si è fumato.

Questi accorgimenti dovrebbero placare le mogli. Ci sono poi le candele mangiafumo, sulle quali però non tutti sono pronti a giurare. E ci sono tanti tipi di aspiratori. Se poi, come spesso accade, la signora è una fumatrice di sigarette, basta proporre un indiscriminato e salutare stop al fumo in casa. Vedrete che emergerà in tutto il suo splendore la differenza che c’è fra il vizio ed il gusto: sarà molto più difficile la rinuncia alla sigaretta!

 

Smoking numero 2 anno undicesimo,  1985.

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