TABACCO – NOME MASCHILE, USO FEMMINILE
Le donne fumano più degli uomini e, a dispetto dei divieti, sono state loro a favorirne il successo. Hanno cominciato più tardi, ma pare proprio che oggi le donne, in fatto di fumo, superino gli uomini, soprattutto come accanimento (o fedeltà).
Ma è proprio vero che hanno cominciato tardi? A quel che sappiamo, nell’America pre-colombiana, patria del tabacco, le donne godevano degli stessi diritti dell’uomo al cospetto della magica erba, e soltanto molto tempo dopo il fumo sembrò diventare privilegio maschile. La diffusione del tabacco in Europa è legata ad un nome di donna. E’ accertato che nel 1560 l’ambasciatore francese in Portogallo, Jean Nicot de Villemain, inviò alla sua sovrana, Caterina de’ Medici, foglie essiccate di tabacco (o addirittura polvere, non si sa bene) proponendole come rimedio contro le emicranie di cui la regina ed il figlio soffrivano. Consiglio accettato, risultati soddisfacenti e quindi immediata imitazione da parte di tutta la corte: il tabacco entra trionfalmente nella storia europea e i nomi che gli vennero dati – erba regina, caterinaria, medicea – esaltano la donna che ne ha consacrato l’uso. Un uso curativo, per il momento. Ma , se si deve dar retta alle cronache pettegole, anche qualcosa di più. Si dice infatti che la fiorentina che siede sul trono di Francia abbia concepito per il tabacco una specie di superstiziosa venerazione; che non si limiti a fiutarne la polvere per combattere l’emicrania, ma si dedichi spesso a bruciarne le foglie aspirandone avidamente i sapori. Sapendo che Caterina ha un debole per le arti magiche, è facile per le malelingue attribuire un senso di rituale segreto a questa abitudine di aspirare fumo di tabacco. Non solo, ma qualcuno arriva ad accreditare l’ipotesi che la sovrana venga a poco a poco intossicata dalla nicotina (che ancora non si sa cos’è) e che l’alcaloide sia appunto responsabile di certi gesti insani e crudeli di Caterina
Alla corte di Francia l’uso del tabacco in varie forme, da Caterina in poi, resta sempre in auge. Molto più tardi, è noto l’amore per il tabacco dell’imperatrice Eugenia, conterranea di Carmen la sigaraia e moglie di Napoleone III che è rimasto fumatore per tutta la vita.
Principesse fumatrici non mancarono alla corte degli zar e neppure a Buckingham Palace: si sa che la regina Elisabetta e sua sorella, la principessa Margaret, si permisero ogni tanto qualche sigaretta, e la seconda anche qualche sigaro, emula in questo della figlia della regina Vittoria, Luisa, che amava il fumo robusto.
Donne e sigaro è del resto un capitolo ricco di nomi illustri. Si può cominciare da Amandine Lucile Aurore Dudevant nata Dupin, più nota come George Sand, che si mostrava in pubblico anche con la pipa. Un’altra letterata del suo tempo, Delphine de Girardin, ha lasciato scritto: “Se Prometeo avesse rubato il fuoco dal cielo per accendersi un sigaro, gli Dei lo avrebbero lasciato fare”. E così fino a Grace di Monaco, Greta Garbo, Marlene Dietrich, Elizabeth Taylor e tante altre.
La parità dei sessi di fronte al tabacco, che abbiamo ricordato nell’epoca pre-colombiana e che oggi è assolutamente naturale, è stata più volte nel tempo messa in discussione. Si arrivò agli anatemi e all’irrisione, si fece appello all’estetica e alla salute, si giunse persino a sostenere che il fumo poteva far crescere i baffi!
La pipa ebbe un suo grande momento, fra le donne americane, durante l’ultima guerra, nell’inverno del 1944/45, quando la produzione di sigarette non fu sufficiente a coprire le richieste della popolazione e delle forze armate. Le fumatrici rappresentavano allora un terzo della popolazione femminile adulta: nell’ultimo trimestre del 1944, è stato calcolato che le fumatrici americane acquistarono circa 200mila pipe!
Un giornale americano dell’800 riportava il desiderio espresso da una bella ragazza: quando muoio voglio che si coltivi tabacco sulla mia tomba, in modo che le foglie nutrite dalla mia polvere possano essere masticate dai miei innamorati in lutto. Piuttosto macabra la fanciulla!
Smoking numero 2 anno quattordicesimo, Giugno 1988.