LA CALMA DORATA. Filosofia e stili di vita dal modo di fumare di un’epoca e di alcuni uomini
Il fumo, è stato detto, estrae la saggezza dalla bocca dei filosofi. Nato certamente in un’epoca nella quale il tempo aveva un valore diverso dal nostro, scandito ormai da un metronomo il cui ritmo sembra impazzito, questo proverbio fu coniato da un accanito fumatore. Probabilmente un personaggio dai capelli argentati e le rughe fitte sul volto, carico di anni e di saggezza.
A ripassare l’iconografia degli uomini di cultura vissuti dopo la fine dell’’800, non è difficile scorgerne alcuni ritratti mentre stringono tra i denti il cannello di una pipa o mordono un sigaro con determinazione. Il loro modo di fumare poteva essere diverso, anche se uguale era certamente la serenità olimpica che accompagnava quella loro abitudine, diventata il simbolo della loro stessa vita. Basta sceglierne uno a caso. Bertrand Russell, ad esempio, lo scrittore di “Storia della Filosofia Occidentale”, era noto tra i suoi intimi per la calma che mostrava nei momenti dedicati al fumo dell’inseparabile pipa. Racconta William Crawshay, un suo biografo, che il giorno in cui durante un furioso temporale un fulmine colpì la sua casa, mancando per un soffio la moglie Elizabeth, alle rimostranza della donna che si lamentava dell’indifferenza di “Bertie” all’accaduto, lui si tolse la pipa di bocca e osservandola al di sopra degli occhiali si limitò a dire, ma soltanto per farle piacere, “Dio mio come sei stata coraggiosa! (…) Russell non era cinico. Oltre che un filosofo era un fumatore di pipa, un piccolo oggetto di radica che contribuì notevolmente alla creazione del suo lavoro monumentale.
Così come in qualche modo i sigari ebbero un peso fondamentale nelle ricerche di Paul Ehrlich (1854-1915) il microbiologo ed immunologo tedesco fondatore della chemioterapia, che scoprì la medicina per combattere la sifilide. Ne fumava in continuazione al punto di destinare un suo inserviente al compito di rifornirgliene non appena gli urlava attraverso i corridoi: “… Khadereith… sigari!!!”
Il fumo aiutava a pensare. Non era solo un vizio. Almeno così possiamo dire se consideriamo che tra una pipata ed un’altra furono compiute molte altre opere d’ingegno umano come quella “Psicologia del Transfert” dello psicologo svizzero Carl Gustav Jung, o come la teoria sulla “Genesi della Cognizione” di Piaget (… la conoscenza è un processo evolutivo che matura nell’uomo in tutto l’arco della sua vita) altro grande della psicologia moderna la cui immagine si associa spesso ad una pipa dal cannello in osso, perennemente accesa tra i denti.
Il trait d’union che unisce questi uomini è dunque il loro modo di fumare che fu di un’epoca nella quale la vita scorreva ad un ritmo tollerabile sia per gli uomini di cultura che per quelli della strada. Non c’era fretta, per questo pipa e sigaro la facevano da padroni in un mondo silenzioso, dove anche la città più chiassosa era tale soltanto per il rumore dei tram sferraglianti ed il rotolare delle carrozze. Sono le cifre a parlarci di questa “calma dorata”. A quell’epoca il consumatore poteva scegliere tra 19 varietà di sigari, alcuni dei quali avevano marchi considerati prestigiosi anche all’estero, quali i Regalia Londres, i Trabucos, i Medianitos. Oggi non ne sopravvive più nessuno, come non sopravvive più nessuna delle svariate qualità di trinciati da pipa messi in commercio. Nel 1905 in Italia si vendevano inoltre 35 varietà di tabacco da fiuto dai curiosi marchi di fabbrica: il Nostrale, Pizzichino, Erbasanta e l’Uso Ancona.
Filosofi, scienziati e militari, fino alla metà del ‘900, lasciarono di loro l’immagine indissolubile di “gran vecchi” fumatori incalliti di sigari e pipa.
J.B. Priestley, romanziere e commediografo, naturalmente gran fumatore di pipa, in un libro diventato famoso nel quale parlava dell’uomo e della sua storia in relazione allo scorrere del tempo, raccolse una curiosa iconografia nella quale “Cronos”, il Tempo, è spesso raffigurato come un vecchio dalla barba bianca che tiene in mano una falce ed in bocca una pipa. Il significato è evidente: il Tempo non ha fretta. E’ come un fumatore di pipa che si gusta fino in fondo la carica del suo fornello prima di muovere un passo verso ogni nuovo cambiamento.
Smoking numero 3 anno tredicesimo, 1987.