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Il ritmo della boccata

31 gennaio 2023

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IL RITMO DI BOCCATA



Al di là della comune indicazione di “boccate lente e distanziate” è difficile trattare un argomento di così personale interpretazione. Innanzitutto diremo che una razionale e corretta amministrazione della nostra carica di tabacco, che si ottiene in primo luogo con un appropriato ritmo di boccata, comprende due effetti di importanza determinante: primo, una più lunga pipata; secondo, una perfetta degustazione del tabacco.

E’  inutile fare tanto i pignoli disquisendo sulle sottili differenze correnti fra tabacchi spesso analoghi, quando poi se ne storpia il gusto e l’aroma con un pipare ardimentoso e frammentario. Una volta che la condensa formatasi nel cannello venga lasciata scivolare sino al fornello, invece di essere rimossa, non è più possibile parlare di degustazione. Così come nel caso in cui si debba ricorrere troppe volte alla riaccensione o addirittura si lasci raffreddare la pipa prima di riaccenderla: la nicotina infatti, nel raffreddare si rapprende, passando dallo stato oleoso a quello solido, alterando così irrimediabilmente il gusto del tabacco. Oltre allo sgradevole fenomeno dell’acquerugiola, il fumare troppo caldo comporta l’immissione nel gusto del tabacco di un fastidioso sapore di legno. Ciò altro non è che l’esasperazione di quel meraviglioso fenomeno – proprio del pipare nella radica - che è il fondersi della fragranza del tabacco con le caratteristiche peculiari delle diverse radiche. Ma ogni eccesso è difetto e qui diremmo, difetto di ritmo di boccata.

Fin qui abbiamo visto il perché conviene adottare un regime di boccata determinato. Ora vediamo di determinare, almeno approssimativamente, tale regime. Scindiamo sistematicamente la fumata in tre fasi: accensione, centro pipata e finale. A questa tricotomia corrispondono tre distinti ritmi di boccata.

Nella fase di accensione il problema è quello di ottenere una presa accurata ed uniforme del fuoco su tutta la superficie superiore della carota di tabacco, operando un appropriato lavoro di pigino. Qui sarà opportuno alternare veloci e leggere tirate, che accompagneranno il rapido volteggiare dello strumento da fuoco, con qualche boccata più profonda e piena, ma non troppo. Le prime ci aiuteranno a propagare la brace in senso orizzontale assecondando il movimento dell’accenditore; le altre attireranno il fuoco verso il basso, in senso verticale dunque, dando profondità alla brace, in modo da lasciare un certo margine di operatività al pigino che subito sarà chiamato a comprimere le particelle di tabacco “ribelli”. Questo potrebbe comportare una rapida e leggera riaccensione.

Da questo momento non è più necessario mantenere completamente accesa tutta la superficie superiore della carota. Sarà bene anzi assecondarla nella sua tendenza a smorzarsi avendo cura, con un diverso e più lento ritmo di boccata, di alimentare la brace solo nella sua parte centrale, tramite una costante azione del pigino che dovrà sempre comprimere il tabacco combusto. La fase del centro pipata costituisce il momento nevralgico dell’attività degustativa. In genere è questo il periodo che viene quasi esclusivamente trattato a proposito del regime di tiraggio. Qui soccorrono i luoghi comuni della boccata lenta, a ritmi regolari, mai violenta, sempre morbida e dolce. Ovvero ci si richiama al concetto di “rotondità”, intendendo che è possibile accelerare o rallentare, ma il movimento resta ugualmente levigato ed uniforme, intervallato dalla sapiente opera del pigino. Se la pipa si spegne, niente paura, si riaccende, con l’accortezza di farlo subito, perché la nicotina non si rapprenda.

Man mano che ci si rende conto che è sempre più difficile mantenere la regolarità, si deve intuire il passaggio al terzo stadio, quello della fase finale. Ora sarà bene rimuovere un po’ di cenere – non tutta – rendendo più sensibile la brace alle sollecitazioni della bocca. Da un punto di vista degustativo questa fase è molto importante, poiché la qualità della miscela è messa a dura prova. Il fondo della carota infatti è da quando abbiamo acceso che filtra il fumo degli strati superiori, quindi in esso si sono concentrati tutti gli umori della pipata. Ed è questa la fase più generose dalla fumata con una buona miscela: qui si avrà l’acme di quel fenomeno sincronico cui abbiamo accennato, fra radica e tabacco.

Si tratterà ora di capire lo squilibrio fra il gusto del legno e quello del combustibile. Quando il sapore del primo soverchierà quello del secondo, è più prudente… accendere un’altra pipa.


Smoking, numero 3 anno sesto, 1980.

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