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Il taglio della radica

28 gennaio 2023

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IL TAGLIO DELLA RADICA


Nella trattazione dell’argomento del taglio della radica dirimeremo i dubbi e le incertezze intorno alle famose pipe fiammate ed alle preziose pipe ad occhio di pernice.

A proposito della radica sappiamo che si tratta di un’escrescenza lignea dell’erica arborea, che si sviluppa fra la radice vera e propria e la diramazione della pianta verso la superficie terrestre. Si forma a causa delle difficoltà di espansione incontrate dalla radice nei terreni rocciosi ed è quindi una sorta di sfogo energetico del vegetale. Più anziana è la pianta e maggiori saranno le dimensioni del “ciocco”, tenendo presente che, a proposito di radica, è bene abituarsi a ragionare in termini di secoli. Separata dalla radice e dalla pianta, si ottiene una sfera irregolare dalla superficie bitorzoluta, di colore marrone scuro e dal peso considerevole, data l’umidità che trattiene in altissima percentuale. I ciocchi, appena estratti, sono trasportati in laboratorio dove vengono bagnati frequentemente perché non muoiano. Se il legno venisse tagliato prima di essersi ambientato alla luce del sole, sarebbe soggetto a fratture dovute al repentino passaggio dallo stato umido in cui vive, allo stato normale atmosferico. Dal ciocco intanto continuano a spuntare le gemme che vengono amputate, durante una prima stagionatura.

Quando la pianta è ancora viva viene affettata, ottenendosi le cosiddette “piastre”. Queste vengono ulteriormente lavorate in modo da ottenere gli “abbozzi” che già cominciano ad avere sembianze di pipa. Poi la bollitura in forni ad alta gradazione, per cancellare qualsiasi residuo di vita all’interno del legno. Quindi la lunga stagionatura in appositi capannoni, per finire con la creazione vera e propria della pipa.  

Naturalmente, chi taglia il ciocco di radica fa solo quello: si tratta dell’attività più delicata, un buon artigiano tagliatore si forma in anni di pratica esperienza. Il ciocco, in sezione, presenta un nucleo centrale dal quale si dirama un’infinità di venature che, a raggiera, raggiungono la superficie esterna. Esse costituiscono un sistema fittissimo di capillari che portano il nutrimento dalla superficie, che assorbe l’umidità del terreno, al cuore del ciocco. Ognuna di esse quindi è paragonabile ad una microscopica arteria del sistema circolatorio del corpo umano, con la differenza però che nella radica il nucleo centrale trattiene la linfa vitale e, man mano che le cellule si nutrono, marciscono e muoiono. Deduciamo dunque che il cuore del ciocco è la prima parte che il tagliatore deve eliminare. Il problema e la difficoltà del taglio pertanto consistono proprio nella necessità di centrare con la sega il punto di diramazione, in modo da ottenere un certo numero di spicchi – le piastre – dai quali possa essere eliminato lo spigolo, senza spreco di prezioso materiale. Purtroppo, raramente il nucleo centrale del sistema circolatorio coincide con il centro del ciocco: per la sua eventuale individuazione ci si affida alla sensibilità e all’esperienza del l’artigiano.

Una volta individuata l’essenza della “fiammatura” della radica, è facile intuire quella dell’occhio di pernice. Una volta estratta, tagliata e bollita, la radica naturalmente muore. Il suo sistema circolatorio cessa di operare ed i suoi canali lentamente si atrofizzano otturandosi. E’ intuitivo che, anche al termine di questo processo di assestamento organico, la traspirazione di una superficie tagliata in modo perpendicolare al senso della venatura sarà maggiore di quella di una piastra fiammata. Da ciò ricaviamo l’immagine ed i pregi della pipa ad occhio di pernice: essa si ricava da una piastra tagliata in senso opposto (perpendicolare) a quella fiammata. Visivamente si presenta come punteggiata da un’infinità di macchioline più scure, ognuna delle quali sarebbe dunque il foro di entrata di una venatura. La peculiarità di questo taglio fa sì che la superficie del fornello di una pipa si divida in quarti: due quarti punteggiati e due quarti striati in senso orizzontale. Tanto più elevato sarà il valore del pezzo quanto maggiore sarà la centratura del taglio.

Qui non ci dilungheremo sulla rara possibilità di ottenere un tre quarti di occhio di pernice. Ma nemmeno sulla immaginazione o sul sogno di qualcun altro di aver visto addirittura un quattro quarti.

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