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Erica Arborea

5 dicembre 2022

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L’ERICA ARBOREA

 

La pipa da noi definita semplicemente di “radica” (bruyere o briar) ha un’origine alquanto incerta, nonostante sia trascorso soltanto poco più di un secolo dal suo provvidenziale avvento.

 Nella prima metà del secolo XIX la distinzione tra le classi sociali costituiva un ben determinato dato di fatto anche nell’arte e nell’uso del fumare; i ceti privilegiati ostentavano pregiate pipe di schiuma fabbricate in Germania o in Francia e sigari raffinati il cui costo non era accessibile ai ceti più bassi: Questi ultimi, pur di appagare gli umani desideri del tabacco, ripiegavano sulle comuni pipe di gesso e sulle ancor più modeste terrecotte “napoletane” o “chioggiotte” nei cui fornelli spesso fumavano spezzoni di robusti sigari toscani o caporals, oppure residui (ma non troppo) dei famosi Panatélas lasciati cadere lungo il cammino, con ostentato sussiego, da riveribili signori o da impeccabili ufficiali delle regie guarnigioni. I popolani, particolarmente i contadini ed i montanari, ricorrevano a qualche pipa di legno destinata a bruciare in poco tempo con lo stesso tabacco.

E’ di questo stesso periodo anche la comparsa della sigaretta, destinata ad esaurirsi in breve tempo ma – ahimè – mai previsione si rivelò tanto catastrofica!

Secondo alcune fonti, le pipe di èrica arborea furono fabbricate dai montanari dei Pirenei intorno al 1851. Secondo altre, la scoperta è da attribuirsi ad un ignoto artigiano di Saint Claude, alla ricerca di un legno dotato di durezza di incombustibilità. Secondo altre ancora, ad un fabbricante francese si ruppe una pipa di schiuma durante un pellegrinaggio in Corsica, in omaggio a Napoleone. Per rimediare, il nostro acquistò da un artigiano locale una pipa di un “certo” legno che non tardò a farsi apprezzare dal competente acquirente Sia pure in forma aneddotica, sono queste le sole notizie sulla pipa di radica, il cui primo esemplare, made in Saint Claude e salvo rettifiche, porta la data del 1856.

Anche in Italia la pipa di radica ha una sua storia contando, a causa della sua particolare posizione geografica, vaste zone di produzione: la Liguria, la Toscana, la Calabria, la Sicilia e la Sardegna. Verso la fine dell’800 due Ditte, la Wassmuth di origine tedesca e la Vassas Fréres di origine francese, impiantarono due segherie nella zona di Villa S. Giovanni e di Reggio Calabria. Il contributo determinante lo dettero invece i nostri connazionali emigrati in Francia, in gran parte originari del Varesotto i quali, rientrati in Italia, importarono questa nuova forma di artigianato. Merita citazione a riguardo quel Ferdinando Rossi che nel 1886, studiati i procedimenti di fabbricazione proprio a Saint Claude, acquistò i macchinari necessari ed impiantò a Milano la prima fabbrica italiana della pipa di radica.

L’Erica Arborea è un arbusto sempreverde della famiglia delle ericacee, tipico della macchia mediterranea. E’ nota volgarmente con il nome di “scopa maschio”, cresce lentamente ma spontanea assieme ad altri arbusti della specie nei terreni incolti di Italia, Francia, Corsica, Grecia, Albania, Spagna, Algeria, ad un’altitudine al di sotto degli 800 metri. Vengono considerate di maggior pregio le piante che vivono a 200-400 metri di altezza, sul versante del mare.

Il “ciocco”, da cui si ricavano le piastre o gli abbozzi per la produzione delle pipe, è un’escrescenza che si forma fra il fusto e la radice vera e propria. Essi vengono estirpati dopo almeno 20-30 anni quando raggiungono un peso presumibile di circa 1 kg ed un diametro variabile da 10 a 50 cm. Sono ormai rari i casi in cui ci si trova in presenza di piante secolari i cui ciocchi raggiungono peso e grandezza eccezionali.

 

Smoking, numero 2, anno 1 1975.

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