Il Caricamento
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IL CARICAMENTO
Non si spiegherà mai abbastanza come i risultati più o meno soddisfacenti di una pipata dipendano in massima parte dalla corretta disposizione del tabacco all’interno del fornello.
La “carota” di tabacco deve presentare una consistenza uniforme, nel senso che la pressione cui è sottoposto il tabacco deve essere la medesima in ogni sua particella. Tipico sistema di caricamento errato è quello che si attua, per lo più in condizioni frettolose, ammassando nel camino grumi compressi e lasciando fra essi spazi vuoti nei quali, espandendosi con continuità, il fumo naturalmente condensa.
Sappiamo che è possibile trovare il tabacco in busta oppure in scatola sotto vuoto: quest’ultima consente di conservare la miscela molto più a lungo, fino a che però non è aperta. Il tabacco sotto vuoto ha sempre un grado di umidità maggiore di quello ottimale. Pertanto sarà bene aprire la scatola qualche ora prima di utilizzarne il contenuto e rompere il “panetto”, permettendo l’evaporazione dell’eccesso di umidità. Ma come si può valutare questo grado ottimale di umidità? In mancanza del tatto e dell’occhio esperti, c’è un piccolo stratagemma: prendete un pizzico molto piccolo di tabacco e fatene una pallina. Se questa si sbriciolerà, il grado di umidità sarà insufficiente; se rimarrà compatta, allora questa sarà eccessiva; se, infine, la pallina si gonfierà lentamente aprendosi, allora avremo il fatidico “grado ottimale di umidità”.
Prendiamo ora in mano la nostra pipa. Il fine della nostra operazione dovrà essere quello di ottenere, al termine del caricamento, una massa dalla pressione uniforme. Si deve procedere ad una carica graduale del camino: infatti, se procedessimo con un unico movimento, avremmo una pressione maggiore sulla parte superiore della carota. Analogamente, se procedessimo giustamente per piccole cariche successive ma le sottoponessimo tutte alla medesima pressione, otterremmo una maggiore compattezza degli strati bassi della carota, poiché questi, oltre alla spinta individuale, subirebbero indirettamente anche quella degli strati successivi. Dunque, ora è possibile dedurre quale sia il procedimento corretto da seguire: a) disporre il tabacco a strati successivi; b) esercitare su di essi una pressione leggera per i primi e, aumentando in progressione, più energica per gli ultimi. Diciamo ancora che le prese successive, più piccole e quindi più numerose saranno, minore sarà il pericolo che fra esse si creino quegli spazi vuoti che producono, per nota legge fisica, condensazione.
Tutto quanto detto fin qui vale per le cosiddette mixtures. Per quanto riguarda il flake o il curley cut, normalmente si sostiene che vadano sciolti prima del caricamento della pipa, procedendo quindi come descritto. Secondo altri, invece, si dovrebbe riempire il camino senza eliminare la pressione delle barrette o dei fiocchi di tabacco, per non modificarne l’aroma. Ognuno faccia come crede, tuttavia osserviamo che lasciare a questi tagli la composizione che troviamo nella scatola, rende molto più difficile la carica corretta della pipa. Quanto meno è richiesta una maggiore esperienza specifica.
Esiste un altro “grado ottimale” con cui bisogna fare i conti: quello di pressione della carota. Questo è un problema che si identifica con quello del tiraggio (su cui forse torneremo). Questa volta, purtroppo, non esiste uno stratagemma pratico analogo a quello visto per la questione dell’umidità e quindi tutto resta legato all’esperienza individuale. Teniamo presente però che è bene tendere, come criterio generale, a premere il tabacco piuttosto che a lasciarlo lievitare sotto la spinta del calore. Ciò diciamo perché è diffusa la tendenza, specialmente fra i neofiti, a fumare con poca pressione sulla carota, con tutte le naturali conseguenze che questo comporta.