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Il tabacco andò alla guerra (2)

12 luglio 2022

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Furono fondate addirittura associazioni come quella di Philadelphia, la “Our boys in France tobacco found” allo scopo di mandare il tabacco ai combattenti americani in Europa. Uno slogan di questa associazione affermava che bastavano 25 centesimi di dollaro per far felice un combattente per una settimana.

L’associazione di Philadelphia mandò inoltre ai soldati sigarette confezionate in speciali pacchetti decorati con immagini patriottiche.

Nacquero allora le marche “The Allies (gli Alleati), le “Fighter” (il combattente), Le “Fearless” (senza paura), le “Brtish Heroes”.

In sostanza si lanciarono sigarette con immagini a volte conformi alla propaganda nazionalistica.

Ad esempio, le “Fearless”, fabbricate dalla Wills di Bristol, erano reclamizzate con lo slogan “l’uomo senza paura fuma le sigarette senza paura”, e riproducevano sul loro pacchetto un gruppo di soldati coloniali accerchiati da centinaia di zulù armati di scudi, lance e frecce.

L’allegoria era piuttosto fuori luogo in quanto sulle teste dei soldati inchiodati per anni nelle trincee piovevano tonnellate di proiettili al giorno più che lance e zagaglie.

Certo è che almeno nel Sahara, nel Riff e nel Hoggar, questo piccolo cilindro di tabacco aiutò i legionari a vincere il “Cafard”, com’era chiamata una specie di malinconia profonda che induceva spesso questi uomini a farla finita sparandosi un colpo di fucile in bocca.

Non a caso sui cartelloni pubblicitari del fil “Marocco”, Gary Cooper vestito da legionario siede accanto a Marlene Dietrich tenendo nella mano destra una sigaretta accesa dalla quale pare aver tratto da poco una boccata ricca di voluttà. Il significato era evidente.

Donne e sigarette e un uomo poteva andare ovunque verso “la bella morte che sorridendo chiama”.

Meno romanzesca la guerra di trincea dimostrò che la sigaretta poteva uccidere e non di cancro.

Ancora oggi qualcuno evita di accendere tre sigarette con un solo fiammifero. Si dice che il gesto porta male, e che il beneficiario della terza accensione può morire.

E’ questo un ricordo della guerra di trincea, quando i cecchini aspettavano di vedere accendersi un fiammifero nella trincea nemica per prendere di mira e sparare in direzione della fiammella accesa per la frazione di minuto necessaria ad accendere una terza sigaretta, quella appunto di chi sarebbe stato colpito in mezzo agli occhi. Ma a dispetto di ciò la sigaretta s’andò diffondendo “viziando” le generazioni di militari. Le cifre parlano chiaro.

Nel 1880 furono prodotte in Italia cinque milioni e mezzo di sigarette. Nel 1925 ne furono prodotte 11 miliardi contro i 3 miliardi del 1910.

Era una cifra ragguardevole raggiunta in seguito allo sforzo fatto dalle industrie manufatturiere durante il primo conflitto mondiale.

Sarà tuttavia un record polverizzato nuovamente tra il 1940 e il 1945 quando gli eventi portati dalla Seconda guerra mondiale faranno aumentare i consumi di sigarette in proporzione quasi geometrica alle masse di uomini ancora una volta impiegati sui campi di battaglia d’Europa.

Uomini del cui passaggio sulla terra non restò, come al tempo di Barzini, che un mucchio di carta e un’infinità di cicche.


da Smoking 1985 di Vittorio di Cesare

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