LA PIPA DI PANNOCCHIA
C’è una pipa che si può definire tipicamente “estiva”, quella del generale Mac Arthur e di Braccio di Ferro, fatta con la pannocchia di uno speciale granoturco, la corrncob pipe. Sono pipe da pochi soldi, destinate a durare pochi mesi, poi si gettano senza rimpianti.
Danno un fumo fresco e un po’ insapore, motivo per cui sono perfette per assaggiare un nuovo tabacco di cui esprimono totalmente il gusto, senza amalgamarlo con quello delle varie radiche. Non è un caso se vengono utilizzate (quelle molto piccole) nelle manifatture di tabacco dai miscelatori. Questi sono quei veri artisti che, dopo aver cercato e trovato i singoli tabacchi base in giro per il mondo, li mescolano in varie percentuali creando le miscele che poi vengono distribuite dalle aziende e che noi fumiamo, spesso con sussiego se non con vera e propria ignavia. Qui è d’obbligo una precisazione che riguarda le cosiddette miscele casalinghe: i nostri amati miscugli non faranno che peggiorare ogni singola componente della miscela ottenuta. Altrimenti ci sarebbero riusciti loro! Ma la miscela personale non fa che nutrire il nostro amor proprio, fa parte del fascino della creazione e del mondo della pipa.
Torniamo alla pipa di pannocchia. Sappiamo persino il nome di chi l’ha inventata: l’agricoltore John Schrane di Warren Country, nel Missouri. L’invenzione avvenne nel 1869, ma lo sfruttamento industriale cominciò qualche anno dopo. Alcune hanno finiture che vorrebbero impreziosirle e sono generalmente di gusto dubbio. Con le più semplici – e più economiche – ci si può divertire in qualche fumatina non impegnativa, specialmente d’estate. Bisogna però tirare piano, altrimenti scottano. Non hanno problemi di trinciati (come dicevamo), nei limiti della pipa.
La culla di questa pipa è Washington, non la capitale degli Stati Uniti, ma una città sul Missouri che porta lo stesso nome e che si trova a un centinaio di chilometri da Saint Louis. Questa Washington è al centro del corn belt, la grande fascia del granoturco che dà quasi la metà della produzione mondiale. Era fatale che la pipa di pannocchia nascesse qui. La leggenda dice che un pioniere olandese (il cognome, secondo questa versione, sarebbe Schranke) si rivolse appunto a un falegname di Washington per farsi tornire fornelli da pipa con alcuni nuclei stagionati di pannocchia. Il buon olandese scompare subito dalla storia, il falegname intravede i possibili sviluppi commerciali della faccenda e nel 1872 avvia la produzione industriale fondando una fabbrica con l’altisonante nome di Missouri Meerschaum Company. Altisonante e fuorviante, perché non è certo la schiuma la materia prima che vi si lavora.
Questa fabbrica, rilevata nel 1912 da E.H. Otto (la cui opera è stata poi proseguita dal figlio Carl), è ancora oggi la maggiore, affiancata, sempre nella stessa zona, da altre due o tre. Da sola produce sui dieci milioni di pipe l’anno (ndr: l’articolo è del 1983). Riceve la materia prima da una trentina di farms che coltivano, come accennato, una razza selezionata di granoturco che produce pannocchie di grandi dimensioni e di struttura particolarmente compatta. La lavorazione è tutta meccanizzata. Dopo due anni di stagionatura le pannocchie sono tagliate in tre segmenti cilindrici, destinati a diventare tre fornelli, due di dimensioni medie e uno piccolo. Questi abbozzi (così si possono chiamare) sono poi scavati, torniti e sabbiati.
Caratteristiche essenziali di queste pipe sono la leggerezza e la porosità. Il tessuto non è compatto come quello del legno di radica. Assorbono facilmente i liquidi derivanti dalla combustione del tabacco, cosa che comporta la necessità di lasciarle asciugare bene dopo ogni fumata.
Insomma, una pipa non impegnativa, che non promette grandi cose ma offre una “fumatina” asciutta e tutto sommato gradevole. S’intende che la radica è un’altra cosa.
Smoking numero 2 anno nono, 1983.