La stagionatura della radica

9 marzo 2023

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LA STAGIONATURA DELLA RADICA

 

Il tecnico-fumatore deve assumersi l’ingrato compito di sfatare almeno le leggende che si sono create intorno ai processi produttivi. Si dice: la radica migliore viene dal cuore del ciocco, ma questo è assolutamente inesatto, in quanto la parte centrale del ciocco è proprio quella più scadente e inutilizzabile. Si dice: la pipa nuova va spalmata internamente di miele oppure la pipa nuova va immersa nella grappa… Se qualcuno gradisce queste alchimie, faccia pure; ma tecnicamente non c’è alcun motivo per farlo.

Si dice: la radica deve essere stagionata e quanto più è stagionata, tanto più la pipa sarà buona. Ma che cos’è la stagionatura? Nella vita di tutti i giorni usiamo questa parola come sinonimo di invecchiamento, la applichiamo a certi liquori, a certi vini, a certi formaggi. Tutti noi abbiamo usato la parola stagionatura anche per la radica, ma la parola non è appropriata. In effetti le fabbriche di pipe hanno, chi più chi meno, un notevole stock di abbozzi in giacenza. Questa grande quantità di abbozzi non è stoccata per essere stagionata, bensì per essere essiccata. Tecnicamente essenziale è che l’abbozzo sia secco e lo si giudica tale quando la sua umidità relativa è di circa il 15%. Questa è la percentuale ottimale affinché tutte le lavorazioni avvengano nel migliore dei modi. Si potrebbe teoricamente lavorare il legno con una percentuale di umidità più alta, ma ci sarebbero degli inconvenienti quali, ad esempio, che la linea della pipa, dopo la tornitura, venga a deformarsi perché le fibre del legno continueranno a muoversi fino ad essiccazione stabilizzata: una pipa tornita rotonda potrebbe ovalizzarsi, un’altra potrebbe abbassarsi o gonfiarsi sui lati, una tornita con la canna dritta potrebbe diventare semicurva; in quasi tutte il foro della canna, dove si innesta il bocchino, si modificherebbe nel diametro o si ovalizzerebbe. Qualora invece la percentuale di umidità relativa dovesse scendere al di sotto del 10-11%, le fibre perderebbero la loro elasticità, il legno potrebbe creparsi e si renderebbe più difficile la tornitura, perché gli utensili, invece di sfogliare il legno in trucioli regolari, potrebbero strapparlo, con conseguenze negative per le successive lavorazioni. Inoltre, in certi climi la radica, già secca, può venire attaccata da un particolare tarlo che, se dovesse “metter su famiglia” addio pipe!

Quando gli abbozzi arrivano alle fabbriche di pipe dalle segherie, sono ancora saturi di umidità propria e di umidità acquisita durante la bollitura. Per eliminarla, la cosa più semplice sembrerebbe quella di esporli in un ambiente ben ventilato ma la radica, estremamente delicata nel suo stretto intreccio di fibre diverse, si spaccherebbe nella quasi totalità e sarebbe quindi da buttare. E’ quindi indispensabile conciliare le due esigenze di avere un processo di essiccazione non troppo lungo, ma non così veloce da compromettere l’integrità del legno.

Al di là dei molti sistemi di essiccazione sperimentati, al fine di abbassare i tempi con costi passivi più limitati, il più efficace è quello naturale: inizialmente gli abbozzi vengono lasciati nei sacchi per un periodo medio di 12-15 mesi, in un ambiente limitatamente aerato, per poi essere tolti dai sacchi ed esposti all’aria su apposite tavole di legno traforate, dove rimangono per ulteriori 4-5 mesi. Il sistema più scientifico per valutare il processo di essiccazione riguarda l’uso di un particolare strumento elettronico che, su un’apposita scala graduata, segnala l’umidità relativa all’interno dell’abbozzo. Un altro sistema, un po’ empirico, ma infallibile e rapido, se usato da persone di lunga esperienza, è quello di picchiare fra loro due abbozzi: secondo il suono che danno si capisce se la radica è secca.

E’ invece appropriato parlare di stagionatura quando ci si riferisce alle teste di pipe già tornite, che è auspicabile rimangano nei magazzini per un certo tempo prima di essere finite e vendute. In questo caso l’invecchiamento del legno non può creare alcun inconveniente futuro, anzi senz’altro determina un miglioramento. Infatti le teste già tornite, offrendo all’aria tutta la loro superficie interna ed esterna, tendono a perdere, in maniera semplice e soprattutto naturale, l’eventuale umidità residua, favorendo in questo processo la completa apertura della porosità, in primo luogo di quella parte interna del fornello in cui poi si fumerà.

 

Smoking numero 2 anno ottavo, 1982

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