LE PARTI METALLICHE
Innanzitutto tralasceremo i narghilè, i calumet ed ogni pipa diciamo preistorica, prendendo in considerazione quella moderna che, da un punto di vista tecnico e pratico, è l’unica che veramente ci interessa: la pipa di radica. Quanto diremo, in generale e con le dovute riserve, sarà estensibile anche a quelle di schiuma.
Le parti metalliche di cui intendo far cenno sono essenzialmente i filtri, nonché le vere o ghiere e quei simpatici coperchietti, da taluno aborriti, che ornano talvolta i fornelli in località ventose.
Scopo del filtro, in generale, è quello di trattenere quanti più residui catramosi possibile, fra i tanti che la combustione del tabacco produce. Certo è che la pipa fa meno male, innanzitutto per la decisiva considerazione che all’uso di essa è estranea la combustione della carta, poi perché i tabacchi sono sottoposti a sistemi di concia più o meno diversi. Altra funzione del filtro, si dice, è quella di trattenere all’interno del cannello i frammenti di tabacco che potrebbero essere aspirati fastidiosamente in bocca. Fra essi più usato e diffuso è il filtro in metallo, generalmente alluminio perché più leggero e poroso. Ebbene, la quantità di nicotina che il metallo, per quanto poroso, può trattenere è veramente irrisoria; inoltre una pipa ben caricata non dovrebbe permettere il passaggio di tabacco in bocca. L’osservazione chiave, tuttavia, in tema di filtri metallici è quella relativa alla condensazione: una corrente di aria calda che incontri un ostacolo metallico di temperatura più bassa e che sia da questo costretta a seguire un percorso contorto, senza dubbio produce condensa, ossia quel fastidioso fenomeno conosciuto con il termine acquerugiola.
Un discorso diverso meritano altri materiali impiegati, fra i quali il filtro di balsa che tratteremo specificamente in altra sede. Poi conosciamo filtri di carta, filtri di paglia, persino filtri granulari di schiuma. Innanzitutto ricorderò che la pipa non si aspira! Dunque sono contrario all’uso di qualsiasi elemento estraneo alla struttura classica dello strumento. Tuttavia, molti fumatori passano alla pipa sul consiglio medico di abbandonare le sigarette. In questo momento di passaggio, la necessità di nicotina porterà il fumatore ad aspirare anche parzialmente il fumo dalla pipa. Qui capisco la necessità di uno strumento che limiti gli effetti del nocivo assorbimento. Consiglio comunque i materiali da ultimo indicati che non il metallo, per motivi di praticità e di igiene: hanno un periodo di uso limitato, al termine del quale si sostituiscono e non obbligano a manipolare un arnese unto e appiccicaticcio quale è quello di alluminio. Resta comunque l’alterazione dell’aroma e del gusto del fumo, che fanno preferire l’omissione di qualsiasi filtraggio.
Eccoci quindi alle vere. Tranne il caso di frattura del cannello, in cui la ghiera di metallo costituisce un espediente di riparazione, essa non ha una funzione tecnica ma è solo adibita a soddisfare il nostro preziosismo estetico. Quindi gradiremo materiali come argento, oro, talvolta oro bianco. Qualche fanatico si sbizzarrisce addirittura con vere personalizzate, quali anelli pregiati con inciso un disegno geometrico regolare. Alcuni ritengono le vere una forma di puro esibizionismo, uno status symbol, qualcosa insomma con cui accettiamo, più o meno inconsciamente, di salire un altro gradino nella nostra condizione sociale. Ma direi che ben altri sarebbero i peccati da punire!
Un discorso analogo meritano i più rari coperchietti metallici che hanno però un vantaggio rispetto alle prime: pur essendo, al pari delle vere, di un’inutilità impareggiabile, si mascherano dietro la necessità di preservare la brace dalle turbolenze dei venti. Hanno quindi una funzione tecnica? Io direi che sono solo più subdoli, perché nascondono dietro di essa gli stessi sentimenti di leziosità e frivolezza. Alcuni sono comunque molto graziosi, pochi altri addirittura belli.
Di queste ultime parti metalliche (vere e coperchietti) non voglio dare un giudizio né positivo né negativo. Lasciamo solo che il buon gusto faccia la sua storia.
Smoking numero 1, anno 6; 1980.