Pipe di gesso, o meglio di argilla si cominciano a produrre in Inghilterra a metà del XVI secolo. I primi modelli erano piuttosto piccoli perché il tabacco era costoso. Quanto ebbe prezzi più abbordabili, le dimensioni dei fornelli crebbero, e crebbe anche la produzione di pipe. Col successivo perfezionamento degli stampi e dei metodi produttivi, si moltiplicò la varietà dei modelli e dei motivi. L’epoca di massimo sviluppo si ebbe nel Seicento e nella prima parte del Settecento, quando nei soli centri di Londra, Chester, Bristol e Hull si contavano 400 fabbricanti. Nel corso degli anni ci sono le tracce di oltre 3000 fabbricanti Inglesi. E’ difficile trovare informazioni sul volume della produzione; si sa che un fabbricante poteva produrre parecchie migliaia di pipe la settimana; siccome il termine fabbricante era applicato a unità indipendenti formate da non più di tre lavoratori (le pipe erano prodotte appunti da gruppi di tre) ma anche a vere fabbriche con numerosi lavoranti. Il compito di quantificare non è facile. Se ne facevano comunque molte.
Al principio del Seicento la tecnica della pipa d’argilla fu esportata in Olanda dove mise salde radici, tanto che ben presto si ebbe una vera e propria identificazione tra i paesi Bassi e questo tipo di pipe. Identificazione mirata soprattutto sulla piccola città di Gouda, dove si arrivò alla bella cifra di 250 maestri pipari ognuno dei quali impiegava circa settanta operai. Ancora oggi a Gouda si producono pipe di terra (e c’è anche un bel museo storico sull’argomento).
Base della produzione era naturalmente l’argilla ma non una terra qualsiasi. Doveva dare come risultato, all’uscita dal forno di cottura, una pipa perfettamente bianca, e questo presupponeva un’argilla particolarmente fine, soprattutto priva di quei prodotti ferruginosi che avrebbero provocato colorazioni rossastre. Il discorso è ovviamente diverso per le pipe di terracotta. L’argilla più indicata era una conquista preziosa, la si trasportava da un luogo all’altro ma si arrivò anche a forme di embargo. Ogni mastro piparo aveva poi le sue ricette segrete per l’impasto di vari tipi di argilla.
Verso la metà dell’Ottocento abbiamo dati più sicuri, quando i Francesi diventarono i maggiori fornitori del mercato. Le tre principali compagnie, Gambier, Fiolet e Dumeril producevano insieme più di 50 milioni di pipe l’anno. In Inghilterra la popolarità del fiuto cominciò a provocare un declino della pipa verso la metà del Settecento. La conseguenza fu una progressiva riduzione del numero dei mastri pipari che non erano più di un centinaio nel 1900. Ma ormai la radica aveva trionfato e nel giro di pochi anni si doveva registrare la quasi totale scomparsa delle pipe di argilla.
Paul Bastien, Gran Maestro dell’Accademia Internazionale della Pipa, ha studiato il comportamento dei vari tipi di tabacco, arrivando a concludere che il fornello di argilla si sposa bene con trinciati scuri, ma anche con mixture Inglesi tradizionali