Il famigerato rodaggio

IL FAMIGERATO RODAGGIO

Una buona pipa non ha bisogno di “preparazione”. La si pulisce (gli igienisti “disinfettano” il bocchino, magari con una buona grappa di alta gradazione) e la si fuma. Il rodaggio? Ma si, in un primo periodo la pipa vuole qualche precauzione, chiede di essere trattata con un po’ di riguardo; ma niente di complicato. Se si vuole, per le prime quattro-sei volte si fa una carica parziale. Ma non è indispensabile. Si può caricare tutto il fornello, purché in scioltezza. Fumare con molta calma, meglio se in un luogo tranquillo e riparato, cercando (senza drammi) di arrivare fino in fondo. Riposi un po’ più lunghi per una pipa nuova: diciamo un paio di fumate (con intervallo) e poi la si riprende il giorno dopo. Tabacco di taglio più grosso che fine, medio di corpo e di aroma.

Tra gli scopi del rodaggio, quello di avviare la formazione della “camicia” di carbone all’interno del fornello. Questa incrostazione, che si forma a poco a poco, serve a conservare la pipa e a proteggerla dalle bruciature, ad assorbire l’umidità, ad ammorbidire il fumo. Gli esperti fanno in modo che cominci a formarsi sul fondo e poi, via via, salga uniformemente lungo tutta la parete del fornello. Perciò si raccomanda di “portare in fondo” le prime fumate in una pipa nuova. Ma questo non deve diventare un’ossessione, né indurre a insistere fino al rischio del disgusto o della bruciatura del fornello. La crosta è dunque utile, ma se è in misura eccessiva può diventare pericolosa e causare incrinature nel fornello. Bisogna lasciare lo spessore di un millimetro o poco più, intervenendo, se necessario, con li alesatori che si trovano in commercio. L’operazione di raschiatura è delicata, occorre ottenere una superficie il più possibile uniforme.
Share by: