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Scotti-Savinelli

giu 14, 2023

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IL CLASSICO: SCOTTI – SAVINELLI

 

In un’intervista che Carlo Scotti ha rilasciato al Messaggero nel 1987, lo stesso Scotti dice che Savinelli ha copiato molto da lui. E aggiunge che sono tutti (i fabbricanti) dei “copiatori”. Il giornalista gli chiede poi se lui non ha mai copiato e il creatore della Castello ammette che anche lui, all’inizio, si è rifatto a Dunhill, di cui ammirava soprattutto la linea delle piccole. Più volte Achille Savinelli ha dichiarato che, non appena lui usciva con una pipa nuova, subito “gli altri” si affrettavano a imitarla.

Per l’uno e per l’altro era un po’ un vezzo, una civetteria, questo brontolare; era lo sfogo inevitabile di due che si sentivano, ed erano, degli iniziatori, dei creatori. Ed era d’altra parte logico, altrettanto inevitabile, che altri si mettessero sulla strada indicata dai due.

Forse bisogna intendersi su quel termine copiare, che sembra un po’ brutale. Scotti e Savinelli hanno cominciato entrambi avendo come modello Dunhill. Nel libro “Le più belle pipe italiane”, di Giuseppe Bozzini e Fausto Fincato, a proposito di quei lontani inizi, è scritto: “comune l’intento, fra Savinelli e Scotti, e affine anche la scelta della linea tecnico-estetica. I Danesi, con le loro forme libere e spesso stravaganti, sono ancora da venire. Francia e Inghilterra dominano. I due guardano più agli Inglesi che ai Francesi, si orientano sul classico, un classico rivisitato, in una chiave più personale Scotti, con l’occhio ai grandi mercati Savinelli. Comunque il modello, anche se non dichiarato, è Dunhill”.

Nel libro è scritto anche che fra i due non è mai mancata stima e amichevole considerazione. Quindi è strana quella frase attribuita a Scotti, in riferimento a Savinelli. A proposito di questi rapporti, una curiosità.

La Punto Oro, come si sa, è uno dei grandi successi Savinelli, una delle pipe a maggiore diffusione mondiale; ebbene, nel 1942, in piena guerra, Carlo Scotti (che ancora non faceva pipe, ma ci pensava) aveva depositato alcuni marchi di fabbrica, tra cui un “Punto d’oro”. Era poi intervenuto un amichevole accordo per l’uso del marchio, forse facilitato anche dalla piccola differenza di quella d’ con l’apostrofo. La cosa non deve stupire. Il punto, di vario colore e di varia grandezza (fino al bollo-sole della Mastro de Paja), è un segno al quale si pensa d’istinto, quindi le sovrapposizioni sono facili. Persino il celeberrimo “punto bianco” della Dunhill non è unico, la tedesca Vauen ha il diritto di usarlo, però soltanto sul mercato nazionale: accordo raggiunto dopo anni di controversie.

Nei modelli classici le differenze sono fatte da sfumature, non nel senso che siano inessenziali, ma nel senso che entrano in gioco fattori quasi imponderabili di gusto e di sensibilità difficili da considerare. Aveva ragione Achille Savinelli nel sostenere che “tirar fuori come dal cilindro di un prestigiatore pipe di forme bislacche, per il solo gusto di far colpo, di sbalordire, è relativamente facile; molto più difficile fare del nuovo restando nel classico, intendendo per classico il giusto, armonico equilibrio tra forma e funzione.


Smoking numero 2 anno quattordicesimo, 1988.


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